Q4, 2013 AiFOS – Presentazione
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particolarmente fondata mentre non credo si possa ragionevolmente
mettere in discussione la necessità che i professionisti della sicurezza in
edilizia svolgano i loro compiti in modo non solo formalisticamente
coerente con la normativa vigente ma, soprattutto, efficace rispetto alla
gestione dei rischi di cantiere, davvero complessi. Ciò sia per garantire
l’eliminazione (o, se impossibile, la riduzione al minimo) dei fattori di
rischio sia – perché no – per permettere che i coordinatori abbiano
riferimenti precisi per lo svolgimento della propria attività, anche al fine
di evitare le responsabilità per violazione delle disposizioni del “testo
unico”, a fronte di una giurisprudenza particolarmente rigorosa sul punto.
La rilevanza dei temi sin qui, ovviamente, solo accennati ha spinto
AiFOS per quest’anno a dedicare il proprio Rapporto ad una analisi delle
attività dei coordinatori per la progettazione e per l’esecuzione in edilizia,
realizzata attraverso il pieno coinvolgimento dei professionisti e che ha
come scopo la individuazione delle attuali dinamiche di svolgimento
delle attività e, in ultima istanza, di efficacia delle medesime. Lo studio
fornisce, secondo me, spunti di particolare rilievo ed attualità, avuto
riguardo a risultati significativi sul piano numerico ma, soprattutto,
qualitativo.
La logica di questo Rapporto, perfettamente descritta nella
introduzione di Marco Masi, è particolarmente apprezzabile – oltre che
per l’originalità della scelta – innanzitutto ove si tenga conto della
significatività dei risultati della analisi, condotta in base ad una
dettagliata lista di domande, riguardanti tutti gli aspetti della professione
e della operatività dei coordinatori.
Personalmente, sono rimasto colpito da diversi elementi che
l’indagine – peraltro effettuata su un campione di coordinatori in larga
parte esperto della materia (il 48% degli interpellati ha dichiarato di avere
oltre 11 anni di esperienza nei ruoli di coordinatore) – ha evidenziato.
Tra di essi, innanzitutto, la rilevante prevalenza del gradimento per le
modalità di svolgimento della formazione “tradizionali” (lezioni in
presenza fisica), per quanto accompagnata dal particolare apprezzamento
per le simulazioni rispetto alle possibili situazioni di cantiere, e la
generale consapevolezza che la formazione sia (o, comunque, debba
essere) un elemento co-essenziale dell’attività di impresa.